Gamberale pronto al decollo con tre istituti di credito
di Alessio Fanuzzi
NAPOLI (4 maggio) - Le grandi manovre erano già cominciate. Molto prima della delibera comunale che ha ufficializzato tutto. Baa Italia ha deciso di dismettere la quota di maggioranza della Gesac, l’aeroporto internazionale di Capodichino è in vendita.
L’annuncio formale ancora non c’è, ma la delibera della giunta Iervolino che rinuncia al diritto di prelazione sull’acquisto delle quote vale più di qualunque comunicato. E adesso che l’operazione è nota a tutti, i protagonisti potrebbero anche decidere di giocare a carte scoperte. Perché, questo è certo, la partita è cominciata parecchio tempo fa. Da mesi, infatti, il Fondo italiano per le infrastrutture (F2i) che fa capo all’ex amministratore delegato di Autostrade Vito Gamberale ha messo gli occhi sullo scalo di Capodichino.
Il manager molisano ci crede molto, anche perché l’operazione rientra nell’acquisizione degli aeroporti di seconda fascia - quelli minori dopo Roma e Milano - e, tra questi, Napoli è sicuramente in prima fila, al servizio di una grande area metropolitana e con un bacino d’utenza in crescita costante. La trattativa è già stata avviata.
Di più, la settimana scorsa è scaduta la prima esclusiva e il fondo F2i ne ha strappata un’altra, lunga trenta giorni. Sul piatto c’è il 65% delle quote Gesac, fino a oggi di proprietà di Baa Italia, la controllata italiana della britannica Baa che fa capo al colosso spagnolo Ferrovial.
Il controvalore dell’operazione ammonterebbe a 140 milioni di euro, molto meno dei 300 milioni stimati dagli advisor degli spagnoli prima della crisi economica internazionale. Si tratterebbe in ogni caso di una cifra rilevante, che Gamberale riuscirebbe a mettere sul tavolo grazie a un maxi prestito da 100 milioni firmato da Intesa Sanpaolo (tramite la banca del gruppo Biis), Unicredit e Montepaschi di Siena, che già hanno finanziato la dotazione iniziale del fondo chiuso d’investimento lanciato nel gennaio 2007 dall’allora ministro dell’Economia Padoa-Schioppa.
Non bastasse, per favorire gli investimenti i tre istituti di credito potrebbero erogare anche la cosiddetta linea capex, spese in conto capitale allo scopo di ottenere futuri benefici. Ma c’è anche un altro tavolo sul quale è in corso la partita. Perché anche Sea, la società che gestisce gli scali milanesi, ha deciso di dismettere la sua quota, pari al 5% della Gesac e ritenuta non più strategica.
Anche in questo caso Gamberale avrebbe avanzato un’offerta ma, stando ai bene informati, la trattativa si sarebbe già arenata. Alla finestra, in attesa di novità , c’è Gianni Punzo, il patron del distretto nolano Cis-Interporto-Vulcano buono. Già proprietario del 5% di Gesac, anni fa il Cavaliere provò a mettere insieme una cordata di imprenditori napoletani per evitare che l’aeroporto di Capodichino finisse in mani straniere.
Poi, con l’ingresso di Ferrovial, acquisto il 5%, la stessa quota della Sea. Oggi Punzo non rilascia dichiarazioni - «No comment», dice cordialmente - ma è chiaro che guarda con grande attenzione agli sviluppi futuri. I suoi rapporti con Gamberale, del resto, sono ottimi e Interporto Campano potrebbe anche implementare la sua quota dopo la conclusione dell’operazione.
Non c’è invece alcun dossier Gesac sul tavolo del presidente dell’Unione industriali di Napoli Gianni Lettieri, che pure sei mesi fa ha rilevato Atitech, la società ex Alitalia attiva nel campo della manutenzione degli aerei. In attesa anche il governatore Stefano Caldoro: la Gesac, infatti, gestisce e gestirà fino al 2043 il sistema aeroportuale campano, che prevede tre scali: Capodichino, Grazzanise e Pontecagnano.
«Dobbiamo accelerare i lavori di realizzazione dell’aeroporto di Grazzanise, creando un hub per i voli low cost e differenziando l’offerta per i vettori internazionali», disse il neo presidente della Regione in campagna elettorale. Adesso aspetta novità . Con la certezza che chiunque acquisterà la maggioranza della Gesac dovrà rispettare gli impegni.
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