Aeroporti/ In Italia troppi scali ed è emergenza infrastrutture
Bozza documento commissione Trasporti della Camera
Roma, 13 gen. (Apcom) - In Italia ci sono troppi scali e troppo piccoli a fronte di una "carente dotazione infrastrutturale" nell'intermodalità che costituisce "una vera emergenza". E' quanto emerge dall'indagine conoscitiva sul sistema aeroportuale italiano condotta dalla commissione Trasporti della Camera di cui Apcom ha visionato la bozza del documento conclusivo. L'eccessiva parcellizzazione del sistema è uno dei punti più delicati sui quali si è rivolta l'attenzione dell'indagine. "L'Italia - osserva la bozza del documento - non ha bisogno di un maggior numero di aeroporti, ma di aeroporti più grandi, più efficienti e meglio connessi, attraverso collegamenti intermodali con la rete ferroviaria e stradale, al territorio e al bacino di traffico di riferimento". Pur considerando i benefici effetti che in alcuni casi si hanno sui sistemi economici locali, la commissione osserva come "occorra evitare che un sistema aeroportuale diffuso si trasformi in un sistema aeroportuale parcellizzato e assistito, per non accentuare quegli aspetti di debolezza che esso già manifesta. La preoccupazione nasce dal fatto che si assiste a molteplici iniziative volte alla costruzione di nuovi aeroporti per i quali è difficile immaginare un bacino di utenza adeguato". In sostanza, spiega il documento, "la realizzazione di nuovi aeroporti in aree già sufficientemente servite determina almeno due conseguenze negative assai gravi. In primo luogo, uno spreco di risorse pubbliche che potrebbero essere utilizzate in modo più proficuo". Oltre al impiego corretto delle risorse pubbliche, la commissione individua una seconda conseguenza altrettanto negativa. "I nuovi aeroporti rischiano di generare fenomeni deleteri di concorrenza, che vanno a discapito degli aeroporti vicini esistenti, pregiudicando anche la possibilità per questi ultimi di svilupparsi e raggiungere una dimensione significativa ed economicamente sostenibile. In questo modo il danno è duplice". Occorre quindi evitare che le "ingenti risorse pubbliche che, direttamente o indirettamente, sono coinvolte nella realizzazione di un aeroporto siano destinate a strutture che non soltanto non sono in grado di garantire la propria sostenibilità sotto il profilo economico, ma, anche, rischiano di compromettere le prospettive di crescita per altri aeroporti già operanti nella medesima area geografica con l'effetto complessivo - si legge - di ridurre, piuttosto che incrementare, le capacità di assorbimento del traffico aereo del Paese". Insomma, l'obiettivo "prioritario" deve essere quello di di "utilizzare le risorse disponibili non per creare nuovi aeroporti, assecondando una proliferazione degli aeroporti costosa, insostenibile sotto il profilo economico e gestionale e dannosa per il sistema nel suo complesso, ma per ammodernare, ampliare e potenziare, in modo mirato, gli aeroporti che esistono". Il documento plaude quindi all'iniziativa definita "meritoria" del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dell'Enac di definire un piano aeroportuale nazionale che "dovrebbe in primo luogo fornire gli elementi di informazione e di valutazione che evidenzino, da un lato, le esigenze di potenziamento degli aeroporti esistenti e, dall'altro, permettano di verificare la fondatezza delle proposte di realizzazione di nuovi aeroporti".