28/08/2008 - Parma Stampa Invia ad un amico
A fuoco il carrello dell'aereo, un ingegnere parmigiano racconta la sua esperienza
di Andrea Violi
C'era anche un parmigiano sull'aereo della Air Dolomiti, il cui carrello ha preso fuoco domenica sera a Monaco di Baviera mentre stava per decollare per Bologna. Sull'aereo, un Atr 72 con 60 persone a bordo, ci sono state scene di panico e i passeggeri sono fuggiti sulla pista.
Nelle prime file c'era Giovanni Maccini, 39 anni, che abita a Parma e che lavora per l'azienda reggiana «Landi Renzo» per la quale si occupa di relazioni commerciali con le case automobilistiche. Assieme a un ingegnere di Gualtieri, Maccini stava tornando da un viaggio in Asia, con scalo a Monaco e partenza per Bologna alle 19,20.
«Ci hanno imbarcati con almeno 10 minuti di ritardo, poi abbiamo atteso ancora perché non arrivavano i bagagli - spiega Maccini -. L'aereo ha preso velocità per decollare, ma a metà pista circa si è fermato: c'era traffico in pista. Nel secondo rullaggio, chi era seduto vicino al carrello ha visto dal finestrino le fiamme attorno al carrello. Secondo il personale era tutto sotto controllo, ma l'odore acre si è sentito in cabina. E le fiamme arrivavano ai finestrini».
La situazione era tesa, diverse persone urlavano e non era chiaro cosa stesse accadendo. All'improvviso un uomo è corso ad aprire il portellone, ma la hostess l'ha fermato. «Poi la situazione precipitata - continua Maccini -. Sono state aperte le porte, tutti si sono precipitati per saltare giù. Sono arrivati vigili del fuoco e ambulanze e un medico ci ha visitati. Qualcuno ha avuto contusioni o escoriazioni». E' stato pericoloso, anche perché i passeggeri non sapevano dove andare: erano sulla pista di un grande aeroporto, con un notevole viavai di aerei. «Alla fine c'era chi piangeva, qualcuno voleva tornare in macchina. Io sapevo poco degli incidenti accaduti di recente ed ero meno spaventato di altri». Maccini ha ripreso un aereo a mezzanotte e ha raggiunto Parma in auto alle 2,15. «Direi che 40 persone hanno proseguito subito il viaggio - spiega l'ingegnere, che ripensando al pericolo corso ha un attimo di esitazione -. Certo che se fosse accaduto 30 secondo dopo, dopo il decollo... non so cosa sarebbe successo. Ma tornerò a volare».